Perché un modello alternativo di ferrovia è possibile?

Nel corso dell’ultimo Consiglio regionale abbiamo presentato una mozione volta ad impegnare l’Assessore ai trasporti a valutare due alternative di sviluppo dell’attuale modello di ferrovia, a suo tempo definito dalla legge regionale del 2016. Una mozione che purtroppo non è stata approvata dalla maggioranza, seppur nel corso del dibattimento dai suoi banchi provenissero vari gesti di assenso su quanto veniva detto.

Perché abbiamo affrontato in ottica propositiva questo tema?

A fronte delle informazioni raccolte con le nostre passate iniziative consiliari, abbiamo appreso che, ad oggi, lo stato delle progettazioni dell’elettrificazione è in forte ritardo. Il termine massimo previsto era il 30 giugno 2019: sono passati quasi due anni e la progettazione definitiva non è ancora arrivata.

Altro aspetto fondamentale. I costi stimati sono di 88 milioni di euro (per la sola elettrificazione della tratta Aosta/Ivrea), il cui stanziamento da parte dello Stato, nonché del gestore della linea, resta anch’esso incerto. Proprio a tal proposito poi il bilancio regionale, ad oggi, non ha stanziamenti sufficienti a coprire l’investimento e per l’appunto l’attuale Governo Lavevaz ha sottoposto allo Stato la richiesta di finanziamento per mezzo del Recovery Plan per complessivi 121 mln di euro (compresa anche la riattivazione della tratta Aosta/Pré-Saint-Didier). Per dirla quindi come l’Assessore ai trasporti: «Oggi di risorse certe non ce ne sono».

Un ulteriore elemento importante è quello delle tempistiche di realizzazione dei lavori. Si parla infatti di un periodo tra i 5 e i 7 anni, esclusi ritardi (e ricorsi) che come visto si stanno già verificando nella fase di progettazione. Periodo nel corso del quale la ferrovia resterebbe peraltro inagibile per circa 3 anni (stima 2019).

Non ultima, la riduzione dei tempi di percorrenza della tratta che, a fronte della realizzazione di tutti gli interventi prospettati sulla infrastruttura della Aosta/Ivrea/Torino, verrebbe stimata in 13 minuti e costerebbe complessivamente 136 milioni di euro in quanto, oltre agli 88 milioni già contabilizzati, andrebbero aggiunti ulteriori 48 milioni di interventi sulla linea!

Ecco spiegato il perché della nostra iniziativa che nasce a fronte delle informazioni pubbliche fornite tra l’altro dall’Assessore Minelli. Da parte nostra, quindi, nessuna polemica o strumentalizzazione a mero uso politico!

L’impegnativa della mozione proponeva all’Assessore di porre in essere una serie di attività utili a valutare due strade alternative di sviluppo della nostra ferrovia: la conversione totalmente elettrica del power pack dei treni bimodali e l’avvio di un tavolo tecnico per lo sviluppo della tecnologia dell’idrogeno.

In particolare, la valutazione della fattibilità di conversione degli attuali treni BTR-813 in modalità totalmente elettrica attraverso l’utilizzo delle batterie e la costruzione di opportune stazioni di ricarica (della dimensione stimata di un container da cargo), oltre a permettere in un minor tempo di realizzazione il raggiungimento degli obiettivi fossil fuel free, consentirebbe di concentrare i futuri finanziamenti (mai come oggi incerti) sul potenziamento fisico della tratta in termini di ottimizzazione delle geometrie di binario ovvero anche, ad esempio, di tratti di raddoppio del binario medesimo.

Va precisato infatti che, rispetto al passato, la tecnologia delle batterie sta notevolmente potenziando l’autonomia dei treni che oggi per alcuni modelli (e.g. FLIRT “Akku”) consente di percorrere anche 80/140 km senza necessità di ricarica. 

Proprio in linea con le evoluzioni tecnologiche, abbiamo, con la seconda impegnativa della mozione, proposto di costituire un tavolo di lavoro dedicato allo sviluppo dell’idrogeno anche in ottica di potenziamento del trasporto pubblico ferroviario. Tale scelta, come già più volte detto in Consiglio regionale, vuole anche rispondere alle attività che sta svolgendo la nostra Compagnia Valdostana delle Acque attraverso la partnership con primari operatori nazionali e non solo.

Ecco perché crediamo si debba valutare ogni possibile alternativa al modello di sviluppo che a fronte delle evoluzioni tecnologiche resta, per molti, legato ad una visione ideologicamente orientata e ancorata a un modello che sta notevolmente cambiando se si considerano le esperienze lombarde, tedesche e francesi. 

Stefano Aggravi

Simone Perron

L’intervento del Consigliere Simone Perron nell’ultima seduta del Consiglio regionale

L’intervento del Consigliere Stefano Aggravi nell’ultima seduta del Consiglio regionale.

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