Sammaritani: sfuggiamo alla logica del conformismo e del politicamente corretto

In Consiglio regionale il vice Presidente del Consiglio Paolo Sammaritani è intervenuto sui temi della libertà di espressione contro la logica del conformismo e del politicamente corretto. Qui di seguito il suo intervento in Aula.

Del merito delle dichiarazioni del Consigliere Lucianaz non dovremmo nemmeno occuparcene, e non certo per sminuire una tragedia che tutti riconosciamo, tutti riconosciamo il dolore per chi non c’è più, tutti abbiamo avuto parenti, amici o semplici conoscenti morti…. è fuori di dubbio.

È fuori di dubbio che il personale sanitario tutto si sia sacrificato, abbia lavorato oltre i limiti, abbia messo a rischio la sua salute.

Però dire che la gestione della pandemia è stata una “pagliacciata” non è altro che una forte critica e non certo una dichiarazione shock come hanno strumentalmente titolato alcuni giornali, siti, ecc. con il solito morboso interesse per comportamenti che si discostano dal conformismo imperante per subito stigmatizzare, per immediatamente condannare una parte politica avversa!! 

Eppure esattamente questo stesso Consiglio a suo tempo è stato critico, fortemente critico contro la gestione della pandemia, tanto che ha approvato una legge per rivendicare una gestione diversa della pandemia, delle chiusure, delle limitazioni alla libertà di movimento. Ricordate le misure governative del tutto inadeguate alla nostra realtà sociale e dimensionale ed il sistema, il centralismo, subito ha reagito, ci ha cassato quella legge dichiarandola incostituzionale. In modo direi addirittura offensivo, perché in sostanza nella motivazione ci hanno detto che il nostro presidente, noi qui tutti, non abbiamo la sufficiente responsabilità per tutelare opportunamente la salute dei nostri cittadini. A livello centrale invece sì che sanno cosa fare, anche se fanno le stesse regole per una città come Roma ed un paesino come Rhêmes-Notre-Dame.

Non parliamo poi delle criticità sanitarie che nessuno può mettere in dubbio e che sono state la prova che le politiche dei tagli della spesa sanitaria negli anni precedenti erano fortemente sbagliate e mettevano in pericolo la vita delle persone, come poi è avvenuto e sta ancora avvenendo.

Non parliamo nemmeno della narrazione sui vaccini, sulla scarsa sperimentazione e sui loro effetti e, si badi, lo dico da vaccinato e vaccinato non perché non avessi dubbi sulla scarsa sperimentazione o sul fatto che un vaccinato non possa contagiare gli altri, ma solo perché spinto da spirito di osservanza delle regole, anche quando ci sono dubbi sulla loro correttezza.

Ma il tema qui è tutt’altro, non cadiamo nella consueta logica conformista o, se preferite, strategia comunicativa di perdere di vista il principio, per appuntare l’attenzione sul particolare  (molti di voi conosceranno l’adagio: il saggio indica la luna e lo stolto guarda il dito). Qui si parla di opinioni e sul diritto di esprimerle.

Allora sono i principi che vengono in gioco, perché quando le opinioni sono diverse, fortemente diverse, irrimediabilmente diverse, allora bisogna fare ricorso ai principi.

Ricordiamo innanzitutto l’articolo 21 della Costituzione della Repubblica italiana “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.

O l’articolo 24 dello Statuto della Regione Autonoma Valle d’Aosta che dice esplicitamente che “I Consiglieri regionali non possono essere perseguiti per le opinioni espresse o i voti dati nell’esercizio delle loro funzioni”.

Anche la Carta europea dei diritti fondamentali, all’articolo 11, parla di libertà di espressione e d’informazione e ribadisce che “Ogni persona ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera”. 

Per quanto riguarda la sua struttura, siamo di fronte non solo a una libertà negativa, e quindi al diritto a non essere ostacolati nella formazione delle proprie opinioni e nella espressione del pensiero come massima esigenza da tutelare, in quanto connaturata alla personalità dell’uomo, ma anche positiva, in quanto pensiero attivo, veicolato verso altri soggetti in un contesto di complessità sociale in modo dinamico attraverso i diversi mezzi di diffusione che il potere politico non deve ostacolare o, sotto un particolare profilo, deve concorrere ad assicurare.

La manifestazione del pensiero si attiva attraverso diverse modalità che rispecchiano possibili diversi contenuti. Ci si può quindi riferire alla semplice manifestazione di un’opinione come al diritto di critica, al diritto di cronaca e al complesso atteggiarsi della informazione, fino al diritto di satira.

L’oggetto della tutela è la manifestazione del pensiero che viene riconosciuta a tutti come diritto. è appena il caso di sottolineare come la libertà di pensiero – e quindi la libertà di opinione su fatti e persone, come pure la libertà di adesione a un’ideologia politica o a un particolare modo di concepire i rapporti umani e sociali – è alla base di una concezione liberale della società. ma di regola ciò che conta è la garanzia della libertà di trasferire all’esterno della propria sfera personale le proprie opinioni o le proprie convinzioni.

Ma parliamo del diritto di critica.

Con la tutela del diritto di critica, l’ordinamento garantisce quell’aspetto della libertà di pensiero che è funzionale alla dialettica democratica. L’assicurazione di tale diritto va ben al di là della mera tutela dell’opinione. La libertà di opinione permette di esprimere la propria idea su una questione. Il diritto di critica, invece, comporta una contrapposizione polemica diretta a censurare opinioni e comportamenti altrui. È voler scuotere, provocare una reazione. la critica si distingue nettamente dal diritto di cronaca. che consiste nel riferire una realtà fenomenica (fatto o comportamento).

La libertà di manifestazione del pensiero, che implica come rilevato il diritto di esternare opinioni come quello di tacere e, soprattutto, quello di manifestare opinioni di dissenso e di opposizione a quelle dominanti, è considerata giustamente una delle caratteristiche della concezione liberale della democrazia.

Il trattato di diritto costituzionale della cedam 2017 ci fornisce un’utile definizione di pluralismo ideologico. La libertà di criticare è insita nel pluralismo ideologico che è legato a tale concezione ed è un presupposto evidente della possibilità di confronto dialettico tra distinti modi di concepire i rapporti sociali. Questa libertà, che nessuno a parole rinnega, è duramente contrastata dalla tradizionale tendenza al conformismo che caratterizza i rapporti sociali e politici e subisce continue minacce dalla tendenza alla uniformazione delle coscienze che discende dal controllo dei più importanti mezzi di informazione.

Quindi il tema è tutt’altro che banale. Qui ora stiamo discutendo di una delle massime espressioni della libertà dell’uomo. Nel caso di specie, della libertà di esprimere la propria opinione, della liberta’ di esercitare il diritto di criticare da parte di un rappresentante del popolo e quindi mai da censurare.

Ma veniamo nel dettaglio alla risoluzione.  Cosa dice questa risoluzione?

Qualche consigliere (i firmatari) si dissocia dalle affermazioni del Consigliere Lucianaz e si vorrebbe votare questa dissociazione. Il resto è, perdonatemi, un ribadire concetti scontati di cui nessuno dubita, nemmeno il Consigliere Lucianaz: la responsabilità di chi si è vaccinato, l’impegno della sanità, della protezione civile e del volontariato.

Resta la dissociazione. Ma dissociarsi cosa significa?

dissociare v. tr. [dal lat. dissociare, der. di socius «compagno», col pref. dis-1] (io dissòcio, ecc.). – 1. separare, scompagnare idee, cose, o anche persone, che stanno o si pensano comunemente insieme: […] tua iniziativa, non intendo farne più parte.

Non c’è bisogno di dissociarsi da una persona che non è nostro socio, che significato ha dissociarsi da una dichiarazione che è stata fatta a titolo personale da un Consigliere eletto da un certo numero di cittadini i quali, peraltro, non hanno votato voi che vi dissociate.

Anzi direi che non ci si può dissociare da qualcuno che parla a titolo personale e che non fa parte del gruppo che dichiara di dissociarsi.

È proprio un fatto concettuale.

Il Consigliere Lucianaz ha espresso una sua opinione, ha fatto una forte critica alle modalità di gestione della pandemia, alla narrazione mainstream sulla efficacia dei vaccini, ecc. ecc.

Poteva farlo, aveva il pieno diritto di farlo e lo ha fatto.

Non mi stupiscono le prese di posizione di vari soggetti e organizzazioni pubbliche e non. Molti si sentono in dovere di prendere le distanze, di stigmatizzare, di censurare….

Il loro e vostro diritto è solo e soltanto quello di dissentire.

Esattamente lo stesso, identico diritto esercitato dal Consigliere Lucianaz, esercitato magari con espressioni forti, ma pienamente legittimo, anzi doveroso. Ha espresso la sua critica contro il sistema, ha detto quello che pensa e non è banale per un politico.

Altri, e non pochi, hanno scritto che finalmente qualcuno ha fatto sentire una voce diversa dalla narrazione prevalente. Lo dico perché io stesso, come altri miei colleghi, ho ricevuto riscontri in questo senso.

E allora, qui, in questa sede, qual’e’ il significato di questa iniziativa?

Non la pensate come il Consigliere Lucianaz?

Ditelo, affermatelo, fate dell’ironia o addirittura della satira, dissentite, è un vostro pieno diritto, fatelo anche oggi, qui adesso, ne avete l’opportunita’, ve ne siete procurati l’occasione, ma per favore, non fate un torto a questa sala, non fate un torto a questo organo consiliare, e soprattutto non fate un torto al diritto di opinione, al diritto di critica, ai diritti fondamentali della persona, votando una risoluzione di questo genere.

A mio avviso, questo ordine del giorno, nemmeno sarebbe ammissibile ai sensi dell’art. 65 del regolamento del Consiglio regionale. Le risoluzioni devono essere dirette a manifestare o definire indirizzi del consiglio. Ma quale indrizzo vorreste esprimere?

Salvo che questa non sia una censura al diritto di opinione e spero che nessuno di voi voglia questo, c’e’ solo un’alternativa. L’affermazione del principio che in quest’aula non si possono manifestare liberamente le proprie opinioni e/o le opinioni di una parte della popolazione o peggio che in quest’aula non si possono criticare le modalità di azione di chi governa o di chi ha governato in passato. 

Attenzione a votare una simile risoluzione: si tratterebbe di una grave violazione del diritto di opinione, del diritto di critica, in sostanza dell’esplicazione del diritto di libertà. 

Interroghiamoci seriamente sulla nostra funzione. 

Noi siamo forse qui per dire che la guerra è brutta, che le malattie fanno male, che la terra è tonda ecc. ecc.? 

Siamo forse qui per dire cose scontate, populiste forse?

O siamo qui, piuttosto, per fare leggi, regolamenti e anche per criticare chi fa o non fa le cose, come le fa, quando le fa, a volte a torto e a volte a ragione, poco importa, ma per dibatterne, per affermare i diversi punti di vista, magari anche in modo forte e con le modalita’ espressive di cui ognuno di noi dispone e che ciascuno di noi vuole utilizzare.

Non portiamo alla votazione questa risoluzione, non dobbiamo; avreste potuto prendere la parola e dire che non siete d’accordo su quanto espresso dal Consigliere Lucianaz, ma votare una risoluzione no.

Per i motivi che ho esposto, per il rispetto dei principi fondamentali di cui parlato e proprio per il rispetto delle funzioni e del ruolo di questo Consiglio, nel rispetto del pluralismo ideologico, del diritto di critica, vi chiedo di ritirare questa risoluzione per sfuggire alle logiche del peggiore conformismo, del politicamente corretto. Una deriva questa subdola e quindi molto pericolosa. 

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