Un dialogo costruttivo per risolvere la crisi

In apertura della seduta odierna, il Consiglio regionale ha preso atto delle dimissioni del Presidente della Regione.

Qui di seguito il discorso del Capogruppo Andrea Manfrin.

Le dimissioni odierne, di cui ci apprestiamo a prendere atto, altro non sono che l’epilogo di una crisi politica iniziata molto tempo fa, ovvero il 14 maggio 2021, con le dimissioni dell’assessore Minelli e del Presidente della Quinta Commissione Guichardaz.

Quelle dimissioni, però, non fecero altro che certificare una differenza di valori, politici, prima che amministrativi, che videro il loro prologo, e la loro deflagrazione, su un tema a tutti noi molto caro, ovvero l’autonomia!

A dicembre 2020, infatti, non possiamo non ricordare che vi fu in discussione in quest’aula un provvedimento legislativo che aveva, come obiettivo, quello di adattare alla nostra realtà, una realtà ben diversa da quella delle grandi città e dalle Regioni da milioni di abitanti, le disposizioni sulle chiusure delle attività economiche e sociali, permettendo di non applicare quegli obblighi che arrivavano a sancire, in caso di contagio di una famiglia numerosa in un comune poco popolato, la chiusura totale di quel Comune, ed a cascata, dell’intera Regione.

In quella occasione si crearono due grandi schieramenti, quello di chi comprende, promuove e tutela l’autonomia di una Regione nello scegliere cosa è meglio per il proprio territorio, visto che lo conosce e lo vive, e di chi invece si affida, in maniera acritica, ad un ministro che, all’approvazione di quella legge, sbottò commentando: “Le affermazioni del presidente della Regione Valle d’Aosta minano la leale collaborazione che ha caratterizzato in questi mesi il duro e faticoso lavoro e anche la sicurezza sanitaria” aggiungendo che lei, presidente, non aveva contezza degli sforzi fatti dal governo perché non risultavano suoi interventi pubblici in sede istituzionale.

In quell’occasione, così come in altre, ci siamo schierati, in maniera netta ed inoppugnabile, dalla parte della nostra Regione, dalla parte della nostra autonomia, a differenza di chi, quella stessa autonomia, ha dimostrato non solo di non apprezzarla, ma perfino di arrivare a disprezzarla, cercando, ad esempio, di scioglierci nel Limonte, con il Ddl Morassut-Ranucci, o dichiarando, nero su bianco, che le autonomie speciali, al pari delle province, andavano cancellate, come l’allora premier Matteo Renzi nel suo libro “Stil novo”.

Da quel prologo, e dalla conseguente apertura della crisi politica del maggio 2021, sono passati quasi due anni e mezzo, nei quali ogni volta la soluzione è stata indicata come “vicina”, “prossima”, “a portata di mano”, ed ogni volta, come una Tela di Penelope, è stata disfatta da diversi attori, sia che fossero in buona fede, sia che non lo fossero, con l’ultimo, fondamentale passo, della riduzione a 18 dei membri di quella maggioranza quasi un anno fa.

In questi anni la Lega ha coerentemente portato avanti le proprie battaglie, non facendo mai mancare il proprio contributo su tutti i dossier che hanno caratterizzato la vita amministrativa della nostra Regione. Questa collaborazione, partita già nella scorsa legislatura con il contributo fondamentale nella stesura della legge 8 che nel luglio 2020 aveva contribuito a far ripartire una Valle d’Aosta messa in ginocchio dalla pandemia, si è articolata con l’ideazione di nuove misure nella legge 15/2021, anche questa a supporto del tessuto economico e sociale della nostra Regione.

E’ impossibile però, anche alla luce delle dimissioni di oggi, ignorare i tanti moniti lanciati in questi anni, sui temi più disparati, con i quali, sia ad inizio legislatura, sia nel corso di essa, si era messa in guardia l’allora governo regionale dei problemi, dei necessari correttivi e della stagnazione che alcuni importanti dossier stavano patendo.

Non si può nemmeno ignorare il responso che le urne hanno restituito, in occasione delle elezioni politiche di settembre, dove, per la prima volta, un parlamentare di centrodestra è stato indicato quale rappresentante della Valle d’Aosta, mentre nell’altro ramo del Parlamento la vittoria è andata ad un candidato autonomista. Ancorché in questa assise molti gruppi si definiscano tali, noi per primi, evidenziando, in maniera chiara, che la sinistra, in qualunque sua forma, non poteva essere rappresentativa della maggioranza dei valdostani.

Proprio queste ultime elezioni hanno portato, a livello nazionale, ad un cambio di governo e di passo su diversi temi, ed hanno messo sul tavolo una serie di sfide, ma anche di opportunità. Da quelle infrastrutturali all’attuazione delle progettualità legate al Pnrr, dal rinnovo delle concessioni di grandi derivazioni d’acqua a scopo idroelettrico al tema dell’autonomia differenziata, sfide, queste, che solo un governo forte, ed una maggioranza coesa potranno affrontare e risolvere positivamente.

Risulta inutile quindi evidenziare e ribadire come le dimissioni odierne formalizzano, di fatto, una crisi politica che perdura ormai da troppo tempo e che da oggi costringerà l’Amministrazione della nostra Regione alla sola gestione degli affari correnti.

Proprio di fronte a questa situazione, che arriva al culmine di una crisi energetica e sociale senza precedenti, riteniamo che una sua pronta risoluzione debba essere l’auspicio di ogni valdostano che ha a cuore il futuro della sua comunità, ed è per questo motivo che, tenendo fermi i temi su cui si sono già trovate delle convergenze nell’incontro del 29 dicembre, intendiamo essere promotori di un dialogo costruttivo e libero da pregiudizi con tutte quelle forze politiche che intendono affrontare i problemi della nostra comunità.

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