Carne sintetica? No grazie! Tuteliamo i prodotti locali e nazionali.

In Consiglio regionale è stata approvata la nostra mozione che impegna il Consiglio a sostenere la petizione promossa da Coldiretti contro il cibo sintetico e difesa delle filiere agro-zootecniche valdostane in Conferenza Stato-Regioni e nei rapporti con il Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.

Nel corso del dibattito è intervenuto il Capogruppo Andrea Manfrin.

Questa iniziativa nasce a fronte di un rischio, a livello Ue, del commercio di prodotti alimentari prodotti in maniera sintetica e la sostituzione di quelli tradizionali con questi, in ossequio a quelle politiche green ed eco compatibili che tanto piacciono ad una certa politica naziecologista.

Oggi voglio però rubare per un attimo il ruolo al mio collega Distort iniziando il mio intervento con una citazione. «L’umanità sta imparando a sostituire alcune delle attività naturali che sono state più importanti nel corso della storia con altre sintetiche progettate da noi». Così scrive Christopher J. Preston nell’introduzione al suo libro “L’era sintetica-Evoluzione artificiale, resurrezione di specie estinte, riprogettazione del mondo”. Un libro pubblicato pochi anni fa che preconizza un futuro in cui l’uomo cessa di essere la specie più intelligente del pianeta per divenirne di fatto il demiurgo.


Perché inizio il mio intervento con questa citazione? Perché è tema di grandi dibattiti negli ultimi mesi la questione del cibo sintetico. Un cibo che, per l’appunto, sostituirebbe attività naturali che sono state fondamentali nel corso della storia dell’uomo, l’agricoltura, la pesca e l’allevamento, con altre sintetiche progettate dall’uomo in laboratorio.


In un futuro non troppo lontano potremo addentare un hamburger coltivato in vitro, bere del latte ottenuto in provetta, mettere in forno del pesce ottenuto in laboratorio o, addirittura, cuocere uova sintetiche al tegamino. A fare un elenco di questo tipo sembra di stare guardando una puntata di Star Trek the next generation dove il cibo, sull’astronave più famosa della televisione, viene creato sinteticamente con una macchina chiamata replicatore.


Ma quello che, a un primo sguardo, può sembrare un tema uscito da un film di fantascienza, di fatto sta diventando la realtà. Infatti, le infrastrutture biotecnologiche con cui dare il via alla produzione di cibo sintetico non solo già esistono (è del 2013 il primo “hamburger artificiale”) ma, in alcuni mercati, sono già autorizzate a operare.

Il caso più eclatante è quello degli Stati Uniti d’America dove la Food & Drug Administration ha recentemente dato il via libera al consumo di carne sintetica in tutto il territorio a stelle e strisce. Inoltre, già ad inizio 2023, potrebbero essere introdotte a livello europeo le prime richieste di autorizzazione all’immissione in commercio di cibi sintetici che coinvolgono Efsa e Commissione Ue. E i numeri del fenomeno parlano da soli: uno studio di McKinsey indica che entro il 2040 la carne coltivata potrebbe rappresentare il 20% del mercato globale della carne.


Una pericolosa deriva degli alimenti creati in laboratorio iniziata con la finta carne della società americana Beyond Meat e sostenuta da importanti campagne di marketing che tendono a nascondere i colossali interessi commerciali e speculativi in ballo per esaltare invece il mito della maggior sostenibilità rispetto alle tradizionali attività di allevamento e pesca.
Ma che cosa si intende ad esempio con l’espressione cibo sintetico?

Pensiamo ad esempio alla carne sintetica. Sotto questa categoria rientrano quegli agglomerati cellulari che riproducono le fibre muscolari animali (ma, come detto prima, anche pesce, uova e latticini) attraverso processi biotecnologici in laboratorio. Si tratta quindi di un concetto – o meglio un prodotto – ben diverso rispetto ai cosiddetti surrogati a base di soia e proteine vegetali, detti anche “carne finta”, da tempo in commercio e studiati per chi abbraccia un’alimentazione vegana o per chi soffre di intolleranze alimentari.


La produzione di cibo sintetico poi, a differenza di quanto sbandierato da certa propaganda, è un processo che è tutt’altro che ecologico poiché ad alta intensità energetica. Secondo diversi studi infatti l’impatto ambientale potrebbe essere più elevato di quello generato dagli allevamenti o dalle produzioni agricole. Nel caso specifico, il metano emesso dagli allevamenti rimane nell’atmosfera circa 12 anni mentre l’anidride carbonica legata alla produzione di carne sintetica persiste e si accumula per millenni. Non dimentichiamo poi che la produzione di carne sintetica comporta consumi di acqua non inferiori a quelli della carne naturale e il processo di lavorazione biotecnologica produce residui che possono avere un potenziale altamente inquinante.


Inoltre si pone un problema anche dal punto di vista della salute. Non sappiamo infatti come potrebbe reagire il nostro organismo sottoposto per lungo tempo all’assunzione di cibo sintetico replicato in laboratorio senza quelle interazioni complesse tra componenti (macro e micro nutrienti) che rendono spesso assimilabili e sfruttabili dal punto di vista nutrizionale i cibi che vengono dalla natura.


Infine il cibo sintetico può mettere seriamente in discussione il futuro della cultura alimentare valdostana e nazionale, delle campagne e dei pascoli e dell’intera filiera del cibo Made in Italy. Il timore è che questa produzione possa presto inondare il mercato europeo e nazionale, favorendo le multinazionali e i colossi dell’hi-tech che solo nel 2021 hanno investito 1,4 miliardi di dollari nel segmento della carne artificiale, con un trend del +23mila% rispetto al 2016.


Un’invasione che, se guardiamo alla nostra piccola realtà, costituirebbe un enorme danno per il settore agroalimentare valdostano che costituisce un fiore all’occhiello per la nostra Regione tanto da annoverare, come sappiamo, diversi marchi DOP e IGP di origine animale e vegetale.
Per cercare di fare una sintesi di quanto espresso sinora, possiamo dunque dire che il cibo sintetico:
– limita la libertà dei consumatori e omologa le scelte sul cibo;
– favorisce gli interessi di pochi operatori, monopolizzando l’offerta di cibo nel mondo;
– spezza lo straordinario legame che unisce cibo e natura;
– non aiuta la salute poiché non vi è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare e l’esperienza maturata è ancora troppo breve e non consente di avere alcuna certezza;
– non aiuta a perseguire gli obiettivi di giustizia sociale che guidano l’Europa, in quanto prodotto su brevetti e tecnologie con alti costi di ingresso e sviluppo, nelle mani di pochi grandi investitori multinazionali;
– può avere impatti socio-economici molto pericolosi, in quanto figlio di una fascinazione ecologica che non ha finora consentito riflessioni ben più approfondite.


Su questo tema, giustamente, si sono mobilitate sin da subito diverse associazioni tra cui, in primis, Coldiretti. Coldiretti ha infatti dato il via a una raccolta firme su tutto il territorio nazionale, che ha già superato le 250 mila sottoscrizioni, per fermare questa pericolosa deriva che mette a rischio il futuro dei nostri allevamenti e dell’intera filiera del cibo Made in Italy.


L’obiettivo è promuovere una legge che vieti la produzione, l’uso e la commercializzazione del cibo sintetico in Italia, dalla carne prodotta in laboratorio al latte “senza mucche” fino al pesce senza mari, laghi e fiumi. Prodotti che potrebbero presto inondare il mercato europeo sulla spinta delle multinazionali e dei colossi dell’hi tech.


Questa è una raccolta di firme a cui, molti Consigli regionali e comunali di altre Regioni italiane, hanno già aderito. Una battaglia, quella contro il cibo sintetico, su cui si è pronunciato anche il Governo nazionale quando, nel corso dell’ultima assemblea di Confagricoltura e venendo incontro alla petizione di Coldiretti, il Presidente del Consiglio ha ribadito la linea dura del governo nei confronti del cibo sintetico. E, non a caso, il Ministero dell’agricoltura è stato ribattezzato Ministero dell’agricoltura e della sovranità alimentare.


“Le bugie sul cibo in provetta confermano che c’è una precisa strategia delle multinazionali che con abili operazioni di marketing puntano a modificare stili alimentari naturali fondati sulla qualità e la tradizione” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “siamo pronti a dare battaglia poiché quello del cibo Frankenstein è un futuro da cui non ci faremo mangiare”.


Fatte queste doverose premesse chiediamo dunque al Governo regionale di sostenere la petizione promossa da Coldiretti contro il cibo sintetico e tutte le iniziative di sensibilizzazione al riguardo sostenute dal mondo agricolo valdostano finalizzate a richiamare l’attenzione sui rischi della diffusione del cibo da laboratorio.


Inoltre chiediamo di difendere, in sede di Conferenza Stato-Regioni e nei rapporti con il Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, le filiere agro-zootecniche valdostane minacciate dalla diffusione del cibo da laboratorio e, infine, di trasmettere copia della presente mozione al Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.

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